Raee: i rifiuti elettronici del futuro si autodistruggeranno (VIDEO)
- Scritto da Marta Albè
I rifiuti elettronici del futuro si autodistruggeranno grazie al calore. Questa la soluzione proposta dall'Università dell'Illinois per risolvere il grave problema dell'accumulo dei rifiuti elettronici nel mondo e per permettere alle aziende di gestire meglio lo smaltimento dei RAEE.
La quantità globale di rifiuti elettronici ha raggiunto i 41,8 milioni di tonnellate nel 2014 secondo un recente rapporto della United Nations University, una cifra che ha fatto salire la preoccupazione per i RAEE smaltiti in modo scorretto nel mondo.
La difficoltà di smaltimento dei rifiuti elettronici è dovuta alla necessità di procedure molto complesse e costose. Ora i ricercatori statunitensi hanno ideato un sistema che permette che i circuiti all'interno dei dispositivi elettronici si dissolvano completamente.
Il meccanismo viene innescato dal calore. In questo modo le aziende potranno progettare dispositivi elettronici in modo più sostenibile e ridurre la quantità di rifiuti legata alla produzione stessa e alla fine della vita del prodotto.
L'autodistruzione avviene su richiesta e viene innescata grazie a un dispositivo radiocomandato che la attiva a distanza. L'obiettivo dei ricercatori è molto semplice: fare in modo che i dispositivi elettronici spariscano quando raggiungono la conclusione del proprio ciclo di vita o quando non sono più utili a chi li ha impiegati fino a quel momento.
I ricercatori si propongono di puntare sulla sostenibilità dei dispositivi elettronici già a partire dal momento della progettazione. Ecco allora il primo tentativo di utilizzare un segnale proveniente dall'esterno e uno stimolo ambientale come il calore per innescare la distruzione.
La distruzione dei circuiti all'interno dei dispositivi dovrebbe facilitare il recupero e il riciclo dei materiali costosi presenti nei dispositivi usati o obsoleti da parte delle aziende, garantendo risparmio rispetto all'acquisto di nuovi materiali e riduzione dei rifiuti diretti in discarica.
Marta Albè
Fonte foto: illinois.edu
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