Stop a investimenti fossili negli Usa: sindaci e università lo chiedono, ma le lobby si oppongono (VIDEO)
- Scritto da Francesca Mancuso
I presupposti ci sarebbero tutti. Mollare le fossili e investire nelle rinnovabili è addiittura incentivato negli Usa. Ma i fondi pensione americani, spinti dalle lobby, non accennano ad abbandonare le energie "sporche.
Nonostante la preoccupazione per la sostenibilità a lungo termine dei loro modelli di business, i fondi pensionistici hanno ignorato il monito dei consigli comunali e dei sindaci negli Usa. Ma anche gli studenti sono scesi in piazza, protestando contro quello che sembra a tutti gli effetti uno scandalo.
Almeno 25 città degli Stati Uniti hanno già approvato risoluzioni che invitavano a cedere i fondi pensione delle aziende che si occupano di combustibili fossili, secondo i dati di 350.org, il gruppo che da tempo lotta affinché gli investitori riducano il loro interesse verso il settore, a favore delle rinnovabili. Per questo è stata lanciata la campagna FossilFree.
Anche se molte delle risoluzioni risalgono almeno a un anno fa, purtroppo nessun fondo pensione statunitense si è impegnato a lasciare le imprese ad alta intensità di carbonio che operano in settori come il petrolio, l'estrazione di carbone e le sabbie bituminose. Un vero e proprio affronto se si considera che la regolamentazione negli Stati Uniti, Europa e Cina punta, almeno sulla carta, a ridurre sempre di più le emissioni inquinanti e a favorire l'energia pulita.
Giusto per fare un esempio, con i suoi 160 miliardi di dollari, il Fondo pensione di New York è il terzo piano pensionistico del paese, ma è pesantemente investito nel settore dei combustibili fossili. Il video che segue mostra gli sforzi degli attivisti locali per spingere questi investimenti a essere più in linea con quello che la gente chiede.
Oltre 12.000 newyorkesi hanno già firmato la petizione, invitando Comptroller DiNapoli a cedere il fondo pensione Comune NYS. Molte organizzazioni in tutto lo stato hanno presentato risoluzioni di disinvestimento formali e richieste. Ian Simm, amministratore delegato di Impax Asset Management, ha detto:
“Non vi è alcun motivo per cui le istituzioni che hanno partecipazioni azionarie dirette nel carbone, nel petrolio e nel gas non possano essere cedute immediatamente”. Ma è come se il disinvestimento fosse sanzionato.
Gli esperti dei fondi pensione sottolineano che è difficile tirare fuori gli investimenti nei combustibili fossili, ma altri hanno dimostrato che la cessione è praticabile. In Europa svetta su tutti l'esempio che viene dai medici britannici della Bma, che hanno scelto di dire addio alle partecipazioni in società di combustibili fossili, e dal fondo pensioni pubblico norvegese (Government Pension Fund-Global), il più ricco fondo sovrano al mondo, che aumenterà la sua esposizione nei confronti delle energie rinnovabili per contribuire alla lotta ai cambiamenti climatici.
E anche dall'altra parte dell'Oceano gli esempi non mancano. Il fondo da 18,7 miliardi della Stanford University lascerà entro settembre le posizioni in tutte le società quotate in borsa che si concentrano sulle miniere di carbone per la generazione di energia. Ecco alcune immagini della protesta che vede insieme sindaci e studenti:
Alla lista va aggiunta la Dayton University, che a sua volta si sta impegnando in tal senso, con un fondo da 670 milioni di dollari.
Così come la San Francisco State University, che questo mese ha iniziato a ritirare i suoi investimenti nelle aziende che lavorano coi combustibili fossili, non solo per una scelta responsabile ma anche a causa della pressione dell'opinione pubblica, dei docenti e degli studenti.
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Diversi fondi universitari più piccoli, come quelli gestiti da Pitzer College, Sterling College, Naropa University e College of the Atlantic, hanno già rimosso le aziende fossili dai loro portafogli. Se tutte le università ne imitassero l'esempio, sarebbe un segnale forte che potrebbe spingere altri investitori a fare altrettanto.
Francesca Mancuso
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